Nota biografica

FRANCESCO TABUSSO 1930-2012

1930
Francesco Tabusso, classe 1930, torinese per ascendenza e per tutta la vita, nasce alle porte di Milano, a Sesto San Giovanni, dove la famiglia si trasferisce per un breve periodo al seguito del padre ingegnere.

Anni quaranta -1962
Manifesta precocemente l’inclinazione pittorica, e già a partire dagli anni della guerra e dello sfollamento a Rubiana, nella casa di campagna della Val di Susa, comincia a mettere a fuoco il suo immaginario poetico a contatto con il mondo contadino.
Conseguita la maturità classica, compie un rigoroso apprendistato sotto la guida di Felice Casorati, come allievo privato, dal 1949 al 1954.
Lontano dall’essere un epigono, Tabusso coltiva a scuola dal celebre insegnante l’amore per il mestiere e il ragionamento sui maestri antichi, ereditando da Casorati la capacità di trasfigurare il reale, di restituirne la dimensione incantata, fuori dal tempo, in una sorta di “realismo magico” dai toni di fiaba del tutto personale. Eleggendo a soggetto un mondo agreste d’ispirazione anche popolare, manifesta fin dall’inizio un’autentica “vocazione al racconto”, che lo porterà a collaborare con alcune delle firme più note della letteratura italiana del ‘900, quali Piero Chiara, Dino Buzzati, Mario Soldati, Mario Rigoni Stern.
Il 1954 è l’anno dell’esordio espositivo e della prima partecipazione alla Biennale di Venezia. In breve l’artista è invitato alle principali rassegne nazionali e internazionali, riscuotendo numerosi premi.

1963
Dal 1963 Tabusso affianca alla pittura l’attività didattica: insegna Ornato disegnato al Liceo Artistico di Bergamo, ottenendo quattro anni dopo il trasferimento a Torino, dove ricopre la cattedra di Figura disegnata al Liceo dell’Accademia Albertina fino al 1984.
Sempre nel 1963, la personale dedicatagli nel mese di marzo da Ettore Gian Ferrari rappresenta l’inizio di un fortunato sodalizio. L’artista firma un contratto di esclusiva con la prestigiosa galleria milanese, che ne curerà l’attività per circa un trentennio organizzando più di sessanta sue personali in Italia e all’estero.

1966-1970
Nel 1966 espone per la sua quarta e ultima volta alla Biennale di Venezia (a cui aveva preso parte nel 1954, nel 1956 vincendo il Premio della Presidenza della Biennale e nel 1958): invitato con una parete per un metraggio complessivo di 6 m, realizza dieci tele in sé autonome ma riunite come pezzi di un puzzle nell’Atelier di via Salvecchio, un polittico di circa 2×6 m che riscuote un buon successo di pubblico per cui Tabusso risulta in quella edizione tra gli artisti italiani più venduti della Biennale.
Nella seconda metà degli anni sessanta conosce un impegno crescente nella produzione su carta, comprendente chine per lo più acquerellate, tempere, tecniche miste, incisioni (anch’esse per la maggior parte colorate). In particolare, verso la fine del decennio, svolge opere grafiche di soggetto popolare (Il gioco delle carte, i Dodici mesi commentati dal poeta Diego Valeri, i Proverbi piemontesi…). La serie dei Dodici uccelli silvani descritti da Pier Carlo Santini e disegnati da Francesco Tabusso nel 1972 inaugura il ciclo di opere su carta dedicate alla natura.

1973-1976
Il punto più alto all’interno della produzione è senz’altro rappresentato dal ciclo pittorico eseguito per la chiesa di San Francesco al Fopponino di Milano, progettata da Gio Ponti: in virtù di un’arte che ha da sempre celebrato l’uomo e la natura con immediatezza e forza espressiva, Tabusso è chiamato a realizzare nel 1975 la monumentale pala d’altare Il Cantico delle Creature (96 m2 di pittura), e successivamente gli otto trittici con le storie del Santo.
L’intenso confronto con i maestri del passato coltivato fin dai tempi dell’alunnato casoratiano, di cui sono intessuti gli stessi dipinti di San Francesco al Fopponino, prosegue ininterrotto lungo tutto l’arco della produzione, condensandosi a partire dai primi anni settanta, oltre che in alcune opere-omaggio, in veri e propri cicli pittorici. Il primo, eseguito tra il 1973 e il 1976, comprende circa 35 dipinti dedicati al grande pittore “mistico e tragico” del Rinascimento tedesco, Matthias Grünewald. Ma ricordiamo anche gli omaggi a Georges de La Tour, Chagall, Goya, Velázquez… Dall’incontro esaltante con la pittura di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto nascerà, tra il 1987 e il 1989, un altro consistente ciclo pittorico.

1982-1984
Nel 1982 muore Ettore Gian Ferrari, non solo mercante, ma prezioso mentore e amico. Da allora sarà la figlia di Ettore, Claudia, a condurre l’attività della galleria, seguendo l’artista fino alla seconda metà degli anni novanta.
Nel 1984 esce, edito da Mondadori, il primo repertorio dei dipinti di Tabusso a cura di Pier Carlo Santini, comprendente 666 quadri ad olio. Quello stesso anno si inaugura nella Chiesa di San Francesco al Fopponino il ciclo degli otto trittici che illustrano la Preghiera semplice di San Francesco, realizzati a partire dal 1979.

1988 – anni duemila
Rimane costante il successo di critica e di pubblico riscosso in occasione delle numerose personali, dedicate oltre che al felice dialogo con la tradizione, allo sviluppo di suggestioni dalla letteratura popolare e colta: ricordiamo nel 1988, la mostra in coppia con Antonio Possenti sul tema dell’Odissea; nel 1990 i lavori a china, tempera e acquerello ispirati ai racconti di Mario Rigoni Stern; nel 1993 la personale di dipinti dedicati al Nord delle Fiandre e di Till Eulenspiegel…
Interrotta nella seconda metà degli anni novanta la collaborazione con Claudia Gian Ferrari, Tabusso consolida i rapporti già avviati in precedenza con le gallerie torinesi, in particolare Davico e Biasutti.
Nel 1998, anno in cui realizza per le “Luci d’artista” il presepe luminoso La danza della vita, inaugura con un’antologica posta sotto gli auspici della Regione Piemonte il nuovo spazio espositivo della Sala Bolaffi. Da allora si succederanno numerose antologiche dedicate all’artista. Fra tutte ricordiamo nel 2007 F. Tabusso. Pittore di Torino, ordinata nelle sale della Società Promotrice da Elena Pontiggia e Gianfranco Schialvino, con una selezione di oltre cento opere.

2012
Tabusso muore a Torino, dopo circa sessant’anni di infaticabile attività artistica.

 

Testo di Veronica Cavallaro

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